Come ogni anno il Dipartimento della programmazione, dei dispositivi medici, del farmaco e delle politiche in favore del Servizio sanitario nazionale del Ministero della Salute ha pubblicato la Relazione relativa al 2022 del “Monitoraggio del LEA attraverso il nuovo sistema di garanzia“.
Sono 88 gli indicatori presi in considerazione: 16 per la prevenzione collettiva e sanità pubblica; 33 per l’assistenza distrettuale; 24 per l’assistenza ospedaliera; 4 di contesto, per la stima del bisogno sanitario; 1 di equità sociale; 10 per il monitoraggio e la valutazione dei percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (PDTA).
Questi ultimi 10 indicatori fanno riferimento, in particolare, a 6 PDTA, relativi a broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO), scompenso cardiaco, diabete, tumore della mammella nella donna, tumore del colon, tumore del retto. Per la valutazione vengono considerate in particolare 3 macro aree: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e assistenza ospedaliera.
La valutazione è fornita in centesimi, dove 100 equivale al massimo dei voti e 60 alla sufficienza, o soglia minima di garanzia. Bene, nell’anno 2022 sono solo 13 le Regioni ad aver superato la soglia di sufficienza in tutte le macro aree considerate, ovvero: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Puglia, Basilicata e Provincia autonoma di Trento.
Le altre Regioni sono risultate insufficienti. Per scendere nel dettaglio, Calabria, Sicilia e Sardegna sono insufficienti solo nella macro area della prevenzione e in quella distrettuale, mentre Abruzzo e Molise sono insufficienti nella macro area della prevenzione e la Campania solo nella macro area distrettuale. Solo la Valle d’Aosta risulta insufficiente in tutte le macro aree.
Ancora peggio, si vede come quasi la metà delle Regioni abbia peggiorato la propria performance, anche se in misura differente. Resta comunque un dato da tenere in considerazione, che racconta della scarsa salute del nostro Sistema Sanitario Nazionale.
Le considerazioni di Fondazione GIMBE
Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, sottolinea che «Si tratta di una vera e propria “pagella” per i servizi sanitari regionali che identifica quali Regioni sono promosse, o adempienti, pertanto meritevoli di accedere alla quota di finanziamento premiale, e quali bocciate, o inadempienti».
Queste ultime vengono sottoposte a un piano di rientro o, in caso di situazione troppo grave, a un vero e proprio Commissariamento. Come dovrebbe funzionare anche a scuola, una pagella isolata non racconta tutta la storia di uno studente: occorre contestualizzarla per far emergere punti di forza, carenze, miglioramenti e peggioramenti. Così è anche per questo documento.
Ci ha pensato Fondazione GIMBE che sottolinea subito come le performance siano peggiorate in 10 Regioni, rispetto al 2021. Ma non basta, data la nuova Legge sull’Autonomia Differenziata, risulta particolarmente interessante andare a studiare il divario Nord/Sud nel garantire il diritto costituzionale della tutela della salute.
«Nel 2022 aumenta il gap Nord-Sud, visto che solo Puglia e Basilicata si trovano tra le 13 Regioni adempienti, collocandosi rispettivamente in terzultima e in ultima posizione tra quelle “promosse”», spiega Cartabellotta.
La pagella di Fondazione GIMBE
Il documento del Ministero non effettua la somma dei punteggi ottenuti nelle 3 macroaree, limitandosi a considerarle singolarmente. Ci ha pensato Fondazione GIMBE che ha così ottenuto una classifica più completa. Considerando un massimo di 300 punti possibili, le nostre Regioni si posizionano in questo modo, dalla più alla meno virtuosa: Emilia Romagna (285,2), Veneto (281,84), Toscana (275,31), Lombardia (270,93), Provincia Autonoma di Trento (269,07), Piemonte (262,4), Umbria (247,89), Marche (243,2), Lazio (227,45), Liguria (225,71), Puglia (225,68), Friuli Venezia Giulia (219,83), Basilicata (208,41), Provincia Autonoma di Bolzano (206,4), Campania (194,1), Abruzzo (184,59), Sicilia (183,6), Molise (179,46), Sardegna (166,11), Valle d’Aosta (150,96) e Calabria (135,25).
Spiega Cartabellotta: «Rispetto al semplice status di adempiente o inadempiente, il punteggio totale mostra ancora più chiaramente l’entità del gap Nord-Sud: infatti, ai primi 10 posti si trovano 6 Regioni del Nord, 4 del Centro e nessuna del Sud, mentre nelle ultime 7 posizioni – fatta eccezione per la Valle D’Aosta – si collocano solo Regioni del Mezzogiorno».
Una fotografia da guardare con attenzione. Riprende Cartabellotta: «Il monitoraggio del Ministero della Salute 2022 sulle cure essenziali conferma che la frattura strutturale tra Nord e Sud del Paese non solo non accenna a ridursi, ma addirittura si amplia sia per l’Abruzzo che diventa inadempiente, sia per riduzione dei punteggi LEA nella maggior parte delle Regioni del Mezzogiorno. Proprio nel momento in cui entra in vigore la legge sull’autonomia differenziata che in materia di salute non ha ritenuto necessario definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), in quanto esistono già i LEA.
Considerato che i dati sull’esigibilità dei LEA, oltre a segnare un peggioramento complessivo rispetto al 2021, confermano anche per l’anno 2022 un enorme gap Nord-Sud, è evidente che senza definire, finanziare e garantire i LEP anche in sanità, le maggiori autonomie in sanità legittimeranno normativamente questa frattura, compromettendo l’uguaglianza dei cittadini di fronte al diritto costituzionale alla tutela della salute». Un timore che la Fondazione comunica da tempo.