L’ingegneria clinica deve essere trainante rispetto ai temi dell’Health Technology Assessment, ma la valutazione delle tecnologie deve oggi prestare grande attenzione anche ai temi della sostenibilità: economica, organizzativa e di processo e ambientale. Il tema è stato oggetto di una sessione del Convegno Nazionale AIIC, ospitato a Roma tra il 15 e il 18 maggio scorsi, e sarà al centro dell’edizione 2025.

La sanità di oggi non può prescindere dal tema della sostenibilità, intesa non più in chiave esclusivamente economica, ma anche di processo e ambientale.

Il tema del green e della sostenibilità ambientale è oggi difatti sempre più centrale in un mondo in cui il cambiamento climatico sta stravolgendo gli equilibri planetari con enormi ripercussioni sulla salute e sulla vita stessa.

«Pianificare il futuro vuol dire oggi pensare alla salute in un’ottica di Planetary Health, un concetto che aggiunge all’approccio one health la dimensione sociale», ha sottolineato il prof. Walter Ricciardi, professore ordinario di Igiene e Sanità presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nell’introdurre una sessione del XXIV Convegno nazionale AIIC focalizzata su “HTA tra tecnologie biomediche e sostenibilità”.

Lavorare sulla sostenibilità ambientale in ambito sanitario è cruciale perché si tratta di una filiera estremamente inquinante. Se la sanità fosse uno Stato, sarebbe difatti il 5° Paese più inquinante al mondo.

La transizione green e l’importanza dell’HTA

Non a caso, la transizione green, anche nella sua incidenza sulla cultura HTA, sarà il tema centrale dell’edizione 2025 del convegno. Lorenzo Leogrande, presidente del Convegno AIIC e past president AIIC, nel moderare la sessione ha ricordato che l’HTA «è una valutazione multidisciplinare che affronta tutte le dimensioni, da quella clinica a quella tecnica, quella legata alla sicurezza e anche quella connessa alla sostenibilità.

Quando si parla di sostenibilità non ci si riferisce più solo all’equilibrio economico, ma si attivano anche altri concetti che fanno riferimento proprio alla transizione green e all’economia circolare. Come AIIC e come sistema sanità vogliamo e dobbiamo affrontare questi temi perché riteniamo che, da un punto di vista valutativo, devono essere avviati dei nuovi punti di osservazione che favoriscano la diminuzione dell’impatto dei prodotti e dei rifiuti della sanità sull’ambiente».

Verso un’anestesia green

L’ambito anestesiologico rappresenta un segmento particolarmente inquinante a causa della dispersione nell’ambiente di gas alogenati. Si pensi, per esempio, che le sale operatorie concorrono per circa il 20% all’inquinamento complessivo di una struttura ospedaliera.

A focalizzare l’attenzione su questo tema è stato Marco Rossi, anestesista e rianimatore presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs di Roma, che ha citato, per esempio, il propofol (agente ipnotico) e la necessità di una miglior gestione della sua eliminazione.

«Più in generale», ha affermato Rossi, «nel nostro ambito la sostenibilità è considerata ormai valore imprescindibile. Non a caso poche settimane fa è stato presentato il documento di consenso della Società Europea di Anestesia che evidenzia come l’impiego di farmaci e dispositivi deve ripercorre i concetti della circolarità».

Difatti oggi esistono i bassi flussi e sistemi di controllo automatico sulle concentrazioni in grado di ridurre drasticamente l’utilizzo di gas e la loro dispersione ambientale. I dati di una survey hanno tuttavia messo in luce che ad oggi il 51% dei professionisti non utilizza queste soluzioni, rimarcando con ciò l’esigenza di un avanzamento, in primis culturale, verso questi temi.

Il piano HTA italiano

A conclusione di sessione, Marco Marchetti, dirigente UOS HTA di AGENAS ha ricordato che l’Agenzia sta implementando il Piano Nazionale HTA 2023-2025, presentato lo scorso novembre, e ha già portato alla riformulazione della cabina di regia.

«Nel frattempo, dobbiamo far crescere la cultura e la competenza nella valutazione delle tecnologie. Abbiamo previsto, a tale proposito, una lista dei centri collaborativi che dovrà essere aggiornata annualmente.
Per incrementare il livello culturale sulle valutazioni HTA, a brevissimo usciremo con un avviso per la formazione di base e avanzata.
Nella prima prevediamo di formare circa 2.000-2.500 operatori l’anno con corsi ECM, mentre per la formazione avanzata, diretta alle università, prevediamo borse di studio per i corsi abilitanti».