Quando si pensa a ictus, infarti e altre patologie potenzialmente letali difficilmente si ragiona sul fatto che questi eventi possono verificarsi anche in ospedale in pazienti già ricoverati o presenti in ambulatorio o anche a visitatori.
Uno studio statunitense (Manners J, Khandker N, Barron A, et al. An interdisciplinary approach to inhospital stroke improves stroke detection and treatment time. Journal of NeuroInterventional Surgery Published Online First: 27 April 2019) ha valutato proprio gli effetti di avere un piano interno alla struttura ospedaliera per intervenire rapidamente sugli ictus che avvengono internamente su individuazione rapida dei casi e inizio del trattamento.
Paradossalmente, infatti, un caso di stroke è più pericoloso se avviene in un ospedale che al di fuori dello stesso, vuoi perché a volte viene riconosciuto più tardi vuoi perché i pazienti cui accade hanno già delle patologie.
Un programma specifico per gli ictus intraospedalieri è stato attivato in un centro statunitense dal 2013 al 2016: i risultati ottenuti in questo periodo sono stati analizzati per implementare il protocollo e quindi, nuovi dati sono stati raccolti tra il 2016 e il 12017 per effettuare un confronto.
Lo studio riporta i dati di questo confronto. Un dato evidente è che dopo l’introduzione del programma il numero di “mimi di ictus” si sono ridotti, così come il tempo richiesto per effettuare un esame diagnostico in sospetti casi di ictus si è accorciato, così come il tempo richiesto per attivare la terapia più adeguata.
Stefania Somaré