La carenza di medici specialisti negli ospedali italiani non è una novità. Diverse associazioni di categoria sottolineano da tempo il problema, indicandone anche in parte le cause: scarso riconoscimento professionale, stipendi non sempre adeguati, turni di lavoro logoranti, episodi di aggressione sempre più frequenti. Non stupisce, quindi, se molti specialisti scelgano il privato o l’estero, dove spesso ricevono in benefit anche assicurazione professionale e alloggio.
La stessa premessa spiega anche perché alcuni bandi per le scuole di specialità non ricevono risposte sufficienti.
Il problema riguarda soprattutto alcune branche della medicina, come l’emergenza-urgenza, da sempre tra quelle a più alto rischio di burnout.
Le aziende sanitarie stanno cercando di risolvere la carenza di medici di emergenza-urgenza nei modi che sono più congeniali. Vediamo l’esempio dell’Ausl Irccs di Reggio Emilia.
Assicurati gli standard di Pronto Soccorso
Di recente il sindacato SNAMI ha criticato l’uso che l’Ausl di Reggio Emilia fa dei medici gettonisti nell’ambito della medicina d’emergenza-urgenza, arruolandoli anche sulle automediche “al posto dei medici d’emergenza territoriale convenzionati”.
Non è il primo attrito che si genera tra SNAMI e Ausl in merito alla scelta di ricorrere alle cooperative per il reclutamento di medici a gettone piuttosto che a nuove assunzioni.
La Direzione dell’Ausl ha precisato che i medici specialisti in emergenza-urgenza sono pochi in Italia, non solo in Emilia-Romagna. Segnala, inoltre, che questa “carenza non è destinata a risolversi nel breve periodo, purtroppo, essendo pochissimi i giovani medici che intendono intraprendere questa attività, come testimonia il numero esiguo di iscritti alle scuole di specialità”.
L’azienda ricorda poi che “il ricorso ai gettonisti ha consentito, dal 2023, di contrastare il sovraffollamento e dare risposte adeguate ai cittadini nei diversi punti che compongono la rete provinciale del Dipartimento di Emergenza-Urgenza, assicurando gli standard di permanenza in Pronto Soccorso previsti dalle norme nazionali e regionali”.
Ciononostante, la Direzione conferma la propria volontà di ridurre progressivamente il ricorso ai gettonisti, per cessarlo entro il 2025, anche per seguire le indicazioni della legge che disciplina il ricorso alle cooperative.
Quanto alla presenza di gettonisti sulle auto mediche al posto di medici territoriali, la Direzione ha ricordato che dei 21 medici formati nel 2023, solo 19 sono risultati adeguati, ma nessuno voleva essere assunto in azienda. Tutti avevano scelto di frequentare il corso per arricchire la propria formazione, essendo iscritti ad altre scuole di specialità. In questo senso, il corso si è svolto ma non ha reso disponibili professionisti da inserire sulle auto mediche aziendali. Da qui la necessità di ricorrere alle cooperative.