Utilizzato da anni in ambito anestesiologico, il videolaringoscopio consente all’operatore di effettuare l’intubazione tracheale in modo più sicuro rispetto alla manovra tradizionale, perché offre una visione più chiara delle strutture anatomiche del paziente, anche in presenza di edemi, tumori o altro. Eppure, quando si parla di paziente critico, l’evidenza scientifica vacilla e non ci sono certezze che indichino questo strumento come sicuro.
Proprio per questa ragione, l’intubazione video assistita non viene effettuata spesso sul paziente critico. I risultati di uno studio multicentrico e internazionale coordinato dall’Ospedale San Luigi Gonzaga dell’Università di Torino potrebbero però modificare questa situazione, aprendo la strada a un uso sistemico di questa tecnologia anche in area critica.
Chiamato INTUBE, lo studio ha coinvolto 2916 pazienti in cura presso 197 ospedali distribuiti in 29 Paesi del mondo: 500 sono stati intubati con l’ausilio del video-laringoscopio, mentre i restanti 2416 per via diretta.
Confrontando le due popolazioni, gli autori hanno evidenziato che i pazienti intubati con l’ausilio del videolaringoscopio presentano, di norma, condizioni cliniche predittive di maggior difficoltà di intubazione.
Nonostante ciò, in questi stessi pazienti l’intubazione è avvenuta con successo al primo tentativo più frequentemente che nei soggetti meno complessi e intubati per via diretta. Ciò suggerisce che il metodo sia applicabile anche in area critica. Ma non solo. Lo studio sfata anche la convinzione che nel paziente critico l’intubazione video assistita porti maggiori rischi: non è stata infatti rilevata una maggiore incidenza di eventi avversi in questo gruppo di pazienti.
Per confermare ulteriormente questi risultati, i ricercatori hanno sottoposto tutti i dati a metodiche di inverse probability of treatment weighting, prendendo in considerazione ogni possibile fattore di confusione, compresa l’esperienza dell’operatore.
In effetti, la curva di apprendimento dell’uso del video-laringoscopio è diversa da quella per eseguire la tecnica diretta: occorre più esperienza. Forse è proprio per questa ragione che i primi studi sul dispositivo avevano dato esiti negativi nel paziente critico, più difficile da intubare: mancavano operatori con la giusta esperienza.
Come detto, i risultati di INTUBE sono importanti, soprattutto per il paziente critico: data la sua particolare condizione, infatti, è importante portare a termine l’intubazione al primo tentativo, proprio per ridurre il rischio di eventi avversi associato a ulteriori tentativi.
Lo studio è stato coordinato dal dott. Vincenzo Russotto, ricercatore del Dipartimento di Oncologia dell’Università di Torino e rianimatore presso l’AOU San Luigi Gonzaga, e dal professor Pietro Caironi, direttore dell’UOC di Anestesia e Rianimazione della stessa AOU e docente dello stesso ateneo.
(Lo studio: Russotto V, Lascarrou JB, Tassistro E, Parotto M, Antolini L, Bauer P, Szułdrzyński K, Camporota L, Putensen C, Pelosi P, Sorbello M, Higgs A, Greif R, Grasselli G, Valsecchi MG, Fumagalli R, Foti G, Caironi P, Bellani G, Laffey JG, Myatra SN; INTUBE Study Investigators. Efficacy and adverse events profile of videolaryngoscopy in critically ill patients: subanalysis of the INTUBE study. Br J Anaesth. 2023 May 17:S0007-0912(23)00198-8. doi: 10.1016/j.bja.2023.04.022. Epub ahead of print. PMID: 37208282)