La medicina di emergenza-urgenza chiede una RiEvoluzione

Negli ultimi dodici mesi le uscite di medici dai reparti di emergenza urgenza sono state 1.033, a fronte di 567 nuovi ingressi, con un ammanco totale di 4.000 professionisti.
A ciò si aggiunge un contenzioso altissimo, con procedimenti penali che coinvolgono 1 medico su 12.
Questi, sono solo alcuni dei dati estratti dall’Osservatorio SIMEU, discussi in occasione dell’Accademia dei Direttori, meeting operativo tra i primari dei reparti di Medicina di Emergenza-Urgenza italiani, riunitosi a Roma il 16 e 17 novembre scorsi, in cui è emersa la necessità di una visione basata su soluzioni tecnico scientifiche per superare l’attuale frammentazione.

Il 70% delle fuoriuscite dell’ultimo anno sono state per dimissioni, pensionamenti, passaggio a medicina generale o al privato, e il 30% per trasferimento ad altro reparto ospedaliero, a fronte di 567 nuovi ingressi.
Ne consegue un bilancio fortemente negativo, tale per cui solo il 55% degli urgentisti viene sostituito, con un trend di abbandono tuttora in-progress e con un attuale ammanco di 4.000 dirigenti medici, pari al 40% del fabbisogno nazionale.
A ciò si aggiunge l’alto livello di contenzioso in Pronto Soccorso che allontana i giovani medici da questa specializzazione e incentiva le dimissioni: basti pensare che si registra un procedimento penale ogni 12 medici.

L’Osservatorio permanente SIMEU

Questi sono solo alcuni dei dati analizzati dall’Osservatorio Nazionale permanente SIMEU che forniscono un aggiornamento sulla situazione dei Pronto Soccorsi italiani, presentati in occasione dell’Accademia dei direttori della Società Italiana di Medicina di Emergenza-Urgenza – SIMEU, meeting operativo tra i primari dei reparti di Medicina di Emergenza-Urgenza italiani, riunitosi a Roma presso l’Acquario Romano nelle giornate del 16 e 17 novembre scorsi.

I numeri sono stati estratti da un campione significativo di 137 S.C. MEU, con omogenea distribuzione sul territorio nazionale, corrispondente al 30% delle strutture presenti in Italia. Si riferiscono a un campione di accessi al pronto soccorso pari a più di 6 milioni, anche in questo caso rappresentativi del 30% dell’attività totale dei Pronto Soccorso.

Insufficiente copertura dei turni

L’attuale difficoltà di gestione dei pronto soccorso poggia le basi su una insufficiente copertura dei turni necessari da parte del personale in organico.
L’analisi SIMEU mostra che: nel 54% dei PS sono presenti contratti atipici, per cui ogni medico è impegnato per una media di 4 turni al mese; nel 48% dei Pronto Soccorso operano dirigenti medici non provenienti da altri reparti dell’ospedale e non urgentisti, in regime di prestazione aggiuntiva per una media mensile pro-capite di 3 turni; nel 32% dei PS operano specializzandi della medicina di emergenza-urgenza per una media di 5 turni pro capite al mese; nel 29% dei Pronto Soccorso operano specializzandi non in medicina di emergenza-urgenza per una media di 5 turni pro capite al mese; nel 28% dei Pronto Soccorso sono presenti cooperative che forniscono in media 60 turni al mese (di cui Nord: 47%, Centro: 19%, Sud: 10%); nel 20% dei Pronto Soccorso operano dirigenti medici non urgentisti comandati dalla Direzione per una media di 3 turni al mese pro capite.

Il problema degli accessi

L’indagine SIMEU ha evidenziato un altro fenomeno che presenta criticitĂ , relativo agli accessi. I Direttori di struttura intervistati hanno infatti definito le principali caratteristiche dei pazienti che piĂą frequentemente restano in boarding. Le problematiche socio assistenziali sono presenti secondo il 90% del campione intervistato, per cui in Pronto Soccorso si trovano pazienti che potrebbero avere una migliore assistenza al di fuori dagli ospedali; le condizioni di polipatologia sono presenti nel 75% delle risposte, con pazienti allocati in Pronto Soccorso in assenza di una piĂą adeguata collocazione; over 80, presenti nel 62% delle risposte analizzate, che mostrano l’assenza di una rete di supporto, a partire da quella familiare. Dati questi allarmanti, soprattutto con riguardo a pazienti anziani e fragili che pagano maggiormente in termini di mortalitĂ  e complicanze.

I dati mostrano tuttavia anche un elemento confortante: nel 40% dei Pronto Soccorso sono presenti ambulatori per pazienti a bassa criticitĂ  gestiti da medici esterni alla struttura, il che implica che in alcuni contesti si sta tentando una organizzazione finalizzata a indirizzare le risorse sui pazienti piĂą acuti, lasciando gestire quelli a bassa criticitĂ  da professionisti non urgentisti.

NecessitĂ  di una RiEvoluzione

Lo scenario fotografato dall’osservatorio non mostra solo il disagio dei professionisti della medicina di emergenza urgenza, quanto la necessità e il dovere di assicurare un servizio ai cittadini, reso difficile dalle attuali condizioni.
Questo il messaggio condiviso dai primari dei reparti di Medicina d’Emergenza Urgenza italiani, ospedalieri e universitari, che emerge dalle due giornate di Roma che aveva come tema la “RiEvoluzione di un servizio”, quello sanitario, troppo spesso tecnicamente identificato come sistema. Una due giorni di lavoro nella quale si sono cercate soluzioni scientifiche da applicare agli attuali scenari tanto critici quanto complessi in ambito pronto soccorso e 118. Un servizio indispensabile per la salute pubblica in quanto luogo dove si trattano le situazioni patologiche gravi, oltre che di sopravvivenza, che possono colpire tutti, indistintamente da ruolo, classe sociale, condizione.

“Vogliamo tornare a svolgere il nostro lavoro di specialisti dell’emergenza-urgenza per garantire i giusti percorsi di cura ai pazienti. Oggi, per lo stato di necessitĂ , siamo a volte costretti a operare delle scelte di prioritĂ  che possono arrivare a penalizzare chi ha bisogno di assistenza. Ci rendiamo conto che spesso alle persone manca questa consapevolezza”, ha dichiarato Andrea Fabbri dell’Ufficio di Presidenza SIMEU.

“Per invertire la tendenza, è necessaria una progettualitĂ  che parta dalla valorizzazione del ruolo del medico d’urgenza e proponga un modello organizzativo innovativo proiettato alle esigenze del futuro. Riceviamo continue manifestazioni di entusiasmo rispetto alla medicina d’urgenza da parte dei giovani professionisti che, però, dichiarano di non voler compiere questa scelta di vita, a causa del contesto in cui oggi si opera”, ha sostenuto Beniamino Susi, vicepresidente nazionale SIMEU.