La popolazione dei nati pretermine rappresenta circa il 10% di tutte le nascite che avvengono in Italia, una percentuale bassa che però incide molto sulla mortalità neonatale (peso del 50%), sulla mortalità infantile (perso del 40%) e sulle spese a carico del SSN.
Per individuare quali sono le patologie più diffuse, come vengono affrontate nelle diverse UO di Neonatologia, qual è il peso dell’età gestazionale (EG) sulla gravità dei disturbi rilevati e per far tesoro di tutte queste informazioni per un miglioramento continuo, la Società Italiana di Neonatologia ha avviato, tre anni fa, il Neonatal Network.
Oggi a questo network partecipano 68 dei 241 reparti di Patologia Neonatale e/o Terapia Intensiva Neonatale presenti in Italia: queste realtà inseriscono tutti i dati sui neonati pretermine in un database condiviso.
Nel corso del XXIV congresso nazionale della SIN sono stati presentati alcuni dei primi dati ottenuti dal network relativi al triennio 2015-2017. Il primo dato riguarda le patologie più rappresentate. Al primo posto ci sono le problematiche respiratorie che colpiscono il 42% di questa popolazione di neonati, in particolare il distress respiratorio (RDS) che occorre nel 29% dei casi.
Seguono, in ordine decrescente di incidenza, crisi di apnea, tachipnea transitoria, pervietà del dotto arterioso, sepsi tardive, broncodisplasia, leucomalacia periventricolare e sepsi precoci. Le rilevazioni sottolineano anche l’importanza dell’EG: nei neonati con EG inferiore a 31 settimane tutte gli eventi avversi avvengono in misura maggiore.
La stessa correlazione esiste anche con la mortalità, pari, nei 3 anni di indagine, al 2,4% del totale, ovvero 422 morti. Si vede infatti che la maggioranza dei decessi è avvenuto in neonati con EG di 22-24 settimane, il cui tasso di mortalità è stato del 55,6%. La EG 25-27 settimane ha avuto una mortalità pari al 21,3%, mentre la EG 28-31 settimane solo del 4,6%.
Si vede quindi che avvicinandosi all’EG limite di 37 settimane la mortalità decresce, arrivando nella classe di EG di 32-33 settimane a 0,6% e nella classe di EG 32-36 settimane a 0,2%.
Il lavoro svolto dal Network ha confermato anche la correlazione positiva tra procreazione medicalmente assistita e nascite plurime. Si osserva inoltre la presenza di una più alta percentuale di parti gemellari nei pretermine rispetto ai nati a termine.
Numeri a parte, il Neonatal Network ha permesso di verificare anche che tutti i nati pretermine con una qualsiasi forma di carenza respiratoria devono essere sottoposti a ossigenoterapia, come pure che le prime settimane di degenza sono il periodo a maggiore rischio di mortalità.
Come detto, la raccolta condivisa dei dati sui nati pretermine italiani ha una funzione di studio e di ricerca, volta anche a migliorare la presa in carico di questi soggetti e a organizzare al meglio i reparti di Terapia Intensiva Neonatale.
Esistono ancora, infatti, forti differenze tra le varie strutture, in parte legate proprio all’organizzazione dei reparti: per rendere sempre più utile il lavoro del Neonatal Network della SIN la società scientifica invita i reparti che ancora non lo hanno fatto ad aderire al progetto.
Stefania Somaré