Neonatologia, tra intelligenza artificiale e big data

Insieme, le due tecnologie consentono di sviluppare sistemi predittivi che potrebbero davvero modificare il modo di fare Neonatologia. Attenzione, però, il core decisionale resta in mano al medico.

Ogni neonato è un essere a sé e per questo non è possibile ottenere una stessa risposta a un determinato iter terapeutico da tutti i piccoli pazienti che vi sono sottoposti. D’altronde, lo stesso accade anche negli adulti. Anche in Neonatologia, quindi, nel tempo è andato sviluppandosi il concetto di approccio personalizzato, sia da un punto di vista diagnostico che terapeutico. Un grande aiuto, in questo senso, può venire dalla tecnologia, parte essenziale del mondo delle cure al neonato: è la tecnologia, infatti, che consente di attuare ventilazione, supporto cardiocircolatorio e monitoraggio neurologico delle funzioni vitali.

Gli sviluppi tecnologici in essere, e futuri, dovranno quindi concentrarsi soprattutto su prevenzione, personalizzazione delle cure e precisione, puntando nel contempo a ridurre al massimo possibile l’invasività sul piccolo paziente, per proteggerne lo sviluppo a 360°. Anche di questo si è discusso durante il 29esimo congresso della Società Italiana di Neonatologia, tenutosi a Napoli.

Tecnologie smart capaci di adattarsi alle esigenze del singolo paziente

L’avvento dell’intelligenza artificiale anche in ambito sanitario permette di dotare le nuove strumentazioni di algoritmi che, registrando momento per momento alcuni parametri del paziente, e confrontandoli con i valori derivati da ampie popolazioni, riescono a calibrarsi e a offrire il supporto più adeguato e necessario.

L’IA promette inoltre di gestire al meglio la grande mole di dati che viene generata in ambito sanitario, grazie al processo di digitalizzazione, e di utilizzarla per elaborare sistemi di predizione in grado di identificare i segnali di possibili patologie prima ancora che si manifestino. Ciò potrebbe favorire un diverso supporto ai pazienti bisognosi, e un intervento precoce.

In Neonatologia, per esempio, è un sistema di predizione basato su IA l’algoritmo che identifica i subfenotipi tra i nati con peso estremamente basso, ovvero inferiore al chilogrammo, per evidenziare quelli a maggior rischio di sviluppare sepsi a esordio tardivo. Orfeo sottolinea però alcuni dei rischi connessi all’uso dell’IA, in primis pensare che possa sostituirsi del tutto al parere umano: «l’intelligenza artificiale non deve sostituire i professionisti sanitari, che hanno a che fare con vite umane, non semplicemente con dati.

Nel processo decisionale e di cura sono coinvolti molti altri fattori, primi fra tutti quelli comunicativi, relazionali, psicologici, senza tralasciare l’esperienza. Soprattutto in un contesto come quello neonatologico, in cui la vicinanza, il contatto del neonato con i genitori e il coinvolgimento della famiglia nelle cure sono un vero e proprio elemento di salute, la tecnologia in generale non deve costituire un sostituto di queste relazioni, ma piuttosto mettersi al loro servizio». Un concetto chiave che è bene tenere sempre presente, soprattutto ora che il cambiamento è alle porte.

Come affrontare il cambiamento in atto

Via via che le nuove tecnologie vengono ideate e messe sul mercato occorre prepararsi alla loro corretta introduzione nella pratica clinica, così da poterne sfruttare le opportunità. Per sostenere questa fase di implementazione, i centri di ricerca dovranno collaborare moltissimo con i luoghi di cura per la condivisione dei dati.

Sarà, inoltre, importante avere un centro di governance a livello ministeriale, che si dovrà occupare degli ambiti normativi e autorizzativi. Infine, alle società scientifiche coinvolte spetterà sviluppare Linee Guida Nazionali per l’uso di questi strumenti nell’area perinatale, per poi costituire anche percorsi di formazione e aggiornamento digitale ad hoc.