Nuovi strumenti contro la sepsi neonatale

Più di 80 ricercatori provenienti da 19 ospedali siti in 11 diversi Paesi del mondo, in particolare Bangladesh, Brasile, Cina, Grecia, India, Italia, Kenya, Sudafrica, Thailandia, Vietnam e Uganda; 3200 neonati affetti da sepsi. Questi i numeri di un grande studio osservazionale da poco pubblicato su “Plos Medicine” che permette di confermare che la resistenza agli antibiotici è tra le principali cause di morte per sepsi nei più piccoli. Ma non solo.

«Questo studio è stato fondamentale per comprendere meglio i tipi di infezioni che colpiscono i neonati negli ospedali, i germi che le causano, i trattamenti utilizzati e il motivo per cui si registra un così alto numero di decessi.
Lo studio ci ha fornito informazioni preziose che ci aiuteranno a progettare meglio gli studi clinici e, in ultima analisi, a migliorare le cure e i risultati clinici dei neonati con sepsi», spiega Manica Balasegaram, direttore esecutivo della Global Antibiotic Research and Development Partnership (GARDP), uno degli enti che ha condotto lo studio.

Gli altri sono l’Università St George’s di Londra, il Medical Research Council Clinical Trials Unit dell’University College London e l’italiano Penta – Child Health Research, rete di ricerca indipendente focalizzata sulla salute materno-infantile, con sede a Padova.

Per l’Italia ha partecipato anche l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, che si è occupato di controllo di qualità. Elaborando i dati rilevati, il gruppo di ricerca ha già sviluppato due strumenti che potrebbero migliorare il lavoro dei clinici in Terapia Intensiva, ma anche il disegno dei futuri studi clinici.

Il primo è il NeoSep Severity Score che sfrutta dieci segni e sintomi clinici per fornire uno score di rischio di morte per i neonati con sepsi, così da garantire che ognuno riceva le cure più adeguate alla propria condizione. In particolare, occorre avere a disposizione queste misurazioni: peso alla nascita, età gestazionale, durata del ricovero, anomalie congenite, livello di supporto respiratorio, temperatura anormale, distensione addominale, letargia o ridotti movimenti, difficoltà ad alimentarsi, shock evidente.

Il secondo score è chiamato NeoSep Severity Score, basato sugli stessi segni clinici dello score precedente, cui aggiungere il livello di supporto respiratorio e la presenza o meno di cianosi, e che serve per dare indicazioni ai clinici rispetto alla necessità di intensificare le cure. Entrambi gli score sono stati validati in situazioni cliniche, con un confronto con strumenti già in uso e fornendo, in entrambi i casi, esiti positivi. Ma vediamo alcuni dei risultati ottenuto dallo studio.

Tra i più importanti c’è, forse, l’alta variabilità del tasso di mortalità associato alla sepsi nel mondo, compreso tra l’1,6% e il 27,3%, con picchi soprattutto nelle realtà a basso e medio reddito. Ma non solo. I ricercatori hanno scoperto che anche i protocolli di cura delle infezioni neonatali variano molto, in parte a causa delle tantissime resistenze che i medici si trovano a dover affrontare. Sono state contate più di 200 diverse combinazioni di antibiotici, spesso con cambiamenti in corso di trattamento per cercare di contrastare proprio una resistenza.

Il batterio più diffuso è Klebsiella pneumoniae (23,4%), nella maggioranza dei casi acquisito proprio in ospedale, seguito dagli stafilococchi coagulasi-negativi (14,9%), dagli Acinetobacter (12,8%), da Staphilococcus aureus (9,6%) e da Escherichia coli (8,3%). Per quanto riguarda i trattamenti, analizzati nel dettaglio nel documento pubblicato, risultano molto utilizzati i carbapenemi, sebbene facenti parte del gruppo “Watch”, perché spesso unici in grado di combattere l’infezione. Nel 15% dei casi si sono usati antibiotici del gruppo “Reserve”, considerati di ultima linea.

I risultati ottenuti sono serviti anche per avviare uno studio clinico pilota strategico di salute pubblica che mira a individuare i migliori trattamenti per le infezioni neonatali, considerando l’incremento delle antibioticoresistenze, lavorando anche sulle dosi migliori da utilizzare.

Chiamato “NeoSep1”, lo studio è condotto dal GARDP in 2 aree africane, il Sud Africa, presso l’Ospedale Accademico Chris Hani Baragwanath di Soweto e il Tygerberg Hospital di Città del Capo, e il Kenia, presso il Kilifi County Hospital. A partire dal 2024, si avrà poi l’estensione ad altri Stati, per arrivare a più di 3000 neonati. I risultati potranno aiutare a ottimizzare le terapie e, tramite una migliore gestione degli antibiotici, anche a ridurre l’avanzare dell’antibiotico resistenza.

(Lo studio: Russell NJ, Stöhr W, Plakkal N, Cook A, Berkley JA, Adhisivam B, et al. (2023) Patterns of antibiotic use, pathogens, and prediction of mortality in hospitalized neonates and young infants with sepsis: A global neonatal sepsis observational cohort study (NeoOBS). PLoS Med 20(6): e1004179. https://doi.org/10.1371/journal.pmed.1004179)