Al contrario di molte strutture sanitarie di provincia, interessate da ridimensionamenti e chiusure, l’ospedale di Fidenza Vaio ha visto crescere nel tempo la domanda di prestazioni che hanno reso necessario un progetto d’ampliamento.
L’ospedale di Fidenza Vaio è frutto di un project financing risalente al 1999, finalizzato sia alla costruzione del nuovo complesso sanitario e del sistema di accoglienza formato da albergo (riconvertito in servizi territoriali dell’Azienda USL di Parma prima della fine dell’opera), hospice e spazi commerciali, sia alla gestione dei servizi generali (manutenzione, mensa, pulizia, sterilizzazione, lavanolo e calore, per 9 anni) e di accoglienza e commerciali (per 30 anni).
Posto al servizio del bacino territoriale dei comuni di Fidenza e Salsomaggiore Terme e della zona sud-occidentale della provincia di Parma (complessivamente circa 150.000 abitanti), l’ospedale è stato concepito come struttura aperta al territorio ed è caratterizzato da alcune specificità (localizzazione, impianto planimetrico, tipologia costruttiva ecc.) che lo rendono un caso di estremo interesse nel panorama nazionale degli edifici per le attività sanitarie.
«Il sito d’insediamento era un’area a vocazione agricola posta all’estrema periferia di Fidenza – afferma l’ing. Renato Maria Saviano, Direttore del Servizio attività tecniche dell’Azienda USL di Parma. A circa 16 anni dall’entrata in funzione, anche per effetto della dotazione infrastrutturale (tangenziale, linea ferroviaria con stazione dedicata all’ospedale ecc.) l’espansione del tessuto costruito sta progressivamente saldando l’ospedale alla città.
La scelta di localizzare il nuovo ospedale in una posizione extra-urbana, facilmente accessibile dagli altri centri abitati, affiancandolo con una serie di servizi destinati all’utenza, si è perciò rivelata lungimirante anche sotto il profilo del progressivo incremento delle attività sanitarie, che ha poi condotto alla necessità di realizzare la Nuova Ala recentemente inaugurata».
Maglia strutturale e tecnologie costruttive
Il sistema costruttivo utilizzato prevedeva tecniche di prefabbricazione strutturali, inusuali rispetto alle soluzioni normalmente utilizzate all’epoca per l’edilizia ospedaliera.
«Si trattava di un sistema cosiddetto “a nodo gettato” o “a nodo umido strutturale”, realizzato con elementi portanti prefabbricati (pilastri, travi) collegati fra loro da giunti realizzati in opera, mediante getti puntuali del conglomerato cementizio, per ottenere strutture semiprefabbricate caratterizzate da giunti monolitici, perciò staticamente più performanti.
Nel caso dell’ospedale di Fidenza Vaio questa tecnologia, che restituisce un’elevata qualità dei manufatti, ha senz’altro dimostrato la sua validità ma, nel tempo, è stata progressivamente abbandonata soprattutto per effetto dei costi superiori rispetto alle normali strutture in calcestruzzo armato completamente gettate in opera.
Per esempio, la Nuova Ala è stata realizzata con una struttura tradizionale ricorrendo alla sola prefabbricazione dei solai.
In ogni caso, il sistema utilizzato per costruire l’ospedale non ha posto problematiche di sorta nel corso delle opere di riqualificazione che abbiamo intrapreso negli ultimi tempi. La riorganizzazione e l’ampliamento del Pronto Soccorso, infatti, sono state favorite sia dalla notevole luce libera esistente fra le strutture verticali, sia dal fatto che le partizioni verticali “leggere” che dividevano gli ambienti erano impostate sopra pavimenti continui.
Nell’ottica della flessibilità degli edifici ospedalieri, il passo della maglia strutturale e l’impiego di soluzioni costruttive a secco appoggiate sui massetti – invece che annegate nei massetti – rappresentano senz’altro due aspetti di fondamentale importanza per semplificare e accelerare i lavori di ristrutturazione, specie per gli interventi meno invasivi, anche a vantaggio dei costi e senza pregiudizio per la qualità della costruzione e degli ambienti».
Funzioni e percorsi
Le funzioni inserite nella Nuova Ala sono prevalentemente legate all’attività ambulatoriale d’ambito ospedaliero e distrettuale.
«Il progetto originario dell’ospedale aveva previsto la presenza degli ambulatori in testa ai reparti di degenza, probabilmente con l’obiettivo di raggruppare le attività afferenti le singole specialità. Nel tempo, però, questo modello ha evidenziato un problema legato alla promiscuità dei flussi all’interno delle aree di degenza, senza sostanziali benefici dal punto di vista gestionale.
Di conseguenza, la Nuova Ala è stata progettata come “contenitore monofunzionale” per una serie di attività ambulatoriali afferenti diverse specialità. In questo modo abbiamo conseguito tre vantaggi principali:
l’ospedale dispone oggi di un’area omogenea dal punto di vista operativo e gestionale che, con la sola eccezione della residenza psichiatrica, può essere chiusa quando non utilizzata, ad esempio nelle ore notturne o nei fine settimana;
anche grazie alla possibilità di accesso indipendente dall’esterno e al nuovo parcheggio situato in prossimità dell’ingresso, i flussi risultano ora decisamente più omogenei a livello dell’intero ospedale e, nei reparti di degenza, meno promiscui;
infine, ma non meno importante, abbiamo recuperato spazi preziosi all’interno della struttura che potranno essere utilizzati in modo più appropriato o destinati ad altre funzioni.
È il caso, per esempio, della rimodulazione dell’area per la Dialisi – che sarà intrapresa a breve per fronteggiare la crescente domanda proveniente dall’utenza – come anche del probabile inserimento del SERT – una funzione d’ambito distrettuale – dentro l’ospedale».
Progettazione architettonica ed energetica
La progettazione preliminare e definitiva sono state entrambe curate dal Servizio attività tecniche dell’Azienda USL.
«Ci siamo avvalsi di professionisti esterni solo per quegli aspetti specialistici per i quali non disponiamo di adeguate competenze tecniche interne, ad esempio per il progetto strutturale. Ogni avanzamento del percorso progettuale è stato condiviso con la Direzione generale e con la Direzione sanitaria, che hanno orientato le scelte permettendoci di mettere a punto spazi rispondenti alle concrete esigenze da fronteggiare. L’aggiudicazione della commessa è avvenuta attraverso un appalto integrato, che ha posto in capo all’impresa anche la progettazione esecutiva».
La Nuova Ala è un fabbricato a sviluppo verticale, a corpo triplo, destinato alle funzioni ambulatoriali.
Si tratta di una tipologia oggi poco utilizzata: l’orientamento contemporaneo prevalente prevede infatti che queste attività siano accolte in corpi di fabbrica a sviluppo orizzontale.
«La scelta della tipologia edilizia della Nuova Ala è stata dettata principalmente dall’impianto planivolumetrico dell’ospedale, caratterizzato da volumi di media elevazione e già concepito per permettere future espansioni, mediante l’aggiunta di nuovi corpi di fabbrica direttamente collegati al corpo principale.
Abbiamo perciò voluto che la Nuova Ala risultasse coerente con il progetto originario dal punto di vista compositivo, anche per mantenere l’intrinseca flessibilità che costituisce una delle principali risorse della struttura. Diversamente da altre funzioni ospedaliere più complesse, infatti, le attività ambulatoriali non necessitano di soluzioni spazio-funzionali particolari, anzi l’uso di corpi di fabbrica di larghezza contenuta restituisce ambienti estremamente luminosi e vivibili».
Oltre alla Nuova Ala, l’ospedale di Fidenza Vaio è stato recentemente interessato anche dal potenziamento della capacità di produzione energetica…
«L’installazione di un nuovo cogeneratore per la produzione combinata di elettricità e calore costituisce una significativa innovazione per l’ospedale che, in prospettiva, contribuirà in modo determinante al contenimento dei costi di gestione anche per quanto riguarda la produzione dei fluidi termovettori per la climatizzazione estiva.
Inizialmente, infatti, avevamo previsto un sistema di cogenerazione semplice, per la produzione dell’elettricità ai fini dell’autoconsumo e con funzionamento termico prioritario rispetto alle caldaie esistenti sia per il riscaldamento invernale, sia per la produzione dell’acqua calda sanitaria.
In sede di gara, aggiudicata secondo il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, le imprese partecipanti hanno proposto un impianto di trigenerazione che, attraverso il recupero dei cascami termici del cogeneratore mediante un gruppo frigorifero ad assorbimento, offre un contributo anche alla produzione del fluido refrigerato.
Indicativamente – conclude l’ing. Saviano – il nuovo impianto permetterà una copertura del fabbisogno nell’ordine del 41% per l’elettricità, del 80% per il calore e del 61% del raffrescamento».
Giuseppe La Franca
architetto