“Strategie di prevenzione primaria cardiovascolare nella popolazione italiana”, in breve CV-PREVITAL: questo il nome del Progetto di Ricerca finanziato dal Ministero della Salute che intende valutare l’efficacia di un programma strutturato di medicina digitale nella prevenzione cardiovascolare.

Coordinato dal Centro Cardiologico Monzino di Milano, il progetto vede la partecipazione di 14 IRCCS della Rete Cardiologica, 40 Centri Sanitari Polifunzionali di medicina generale per 11 regioni e un centinaio di farmacie associate a Federfarma Lombardia, per un totale di oltre 500 operatori, tra medici, infermieri, ricercatori, ingegneri, biostatistici, tecnici di laboratorio e altre figure professionali.

Al momento sono 21mila i volontari arruolati, ma c’è ancora tempo fino alla fine di febbraio 2024 per unirsi a questa avventura. I ricercatori contano di arrivare a circa 30mila volontari entro la fine del periodo di arruolamento.

Al progetto è stato destinato un finanziamento di 10 milioni di euro, come previsto dalla legge numero 136 del 17 dicembre 2018 e dalla legge numero 145 del 30 dicembre 2018.

Perché un programma di prevenzione digitale?

Risponde alla domanda il Direttore Scientifico del Monzino, Giulio Pompilio: «dati alla mano, possiamo affermare che la prevenzione cardiovascolare funziona. Le malattie cardiovascolari sono la prima causa di malattia e mortalità precoce nel mondo: una persona su dieci ne muore fra i 30 e i 70 anni. Tuttavia, i tassi di mortalità per queste malattie si sono ridotti di oltre il 35% negli ultimi anni, soprattutto grazie alla prevenzione.

Il problema è che la maggioranza della popolazione non è consapevole o non è convinta dell’efficacia della prevenzione, per cui è necessario trovare modelli che promuovano i comportamenti corretti e aiutino concretamente le persone ad adottarli. Questa è esattamente la sfida di CV-PREVITAL e i primissimi dati sembrano confermare che la strada è quella giusta».

Il progetto nelle sue primissime fasi ha visto gli esperti della Rete Cardiologica sviluppare un’app, ora messa in prova grazie ai volontari, parte dei quali riceveranno messaggi e tutorial personalizzati che li supportino nella cura di sĂ© e della propria salute cardiovascolare. Tutti i partecipanti verranno poi sottoposti a controllo in presenza a 1 anno dall’entrata nel progetto, e a 7 anni a un altro controllo telefonico.

L’intento è di verificare se l’uso dell’app li abbia protetti dallo sviluppo di patologie cardiovascolari. Altri obiettivi del lavoro sono: analizzare i costi/benefici degli interventi effettuati e migliorare la comunicazione tra medici di medicina generale, strutture del SSN e IRCCS grazie a un migliore uso di piattaforme informatiche giĂ  esistenti. C’è poi un’altra sfida importante, ovvero individuare i fattori di rischio.

«Per esempio – riprende Pompilio – dall’analisi dei primi dati elaborati da CV-PREVITAL su un campione di 18.000 soggetti è emerso che il 6% circa non sapeva di avere il diabete di tipo 1, che è un fattore importantissimo di rischio cardiovascolare. Queste persone, se seguite nel tempo, potranno evitare di ammalarsi e godere di una salute migliore. Le parole chiave sono dunque consapevolezza e personalizzazione. Per questo abbiamo ideato un modello di intervento che utilizza un oggetto dove oggi c’è tutto il nostro mondo individuale, lo smartphone, per dialogare con i giusti interlocutori della prevenzione: i nostri medici di riferimento». 

Il ruolo dei medici di base

Quando si parla di prevenzione, i medici di medicina generale dovrebbero essere in prima linea, perché parlano più spesso con i propri assistiti, spesso li conoscono da anni e hanno stretto con loro un rapporto di fiducia.

Per questo la medicina di base e di territorio è inserita all’interno del progetto, così come le farmacie, altro snodo importante per i cittadini.

Chi volesse partecipare a CV-PREVITAL deve arruolarsi proprio attraverso il proprio medico di base. Nulla vieta che sia quest’ultimo a suggerire la partecipazione.