Le tecnologie medicali sono sempre più complesse e costose ed è sempre più sentita l’esigenza di competenza e formazione professionale. È, in sintesi, la sostanza dell’intervento comune rivolto alle istituzioni da parte delle società scientifiche Aiac (Associazione Italiana Aritmologia e Cardiostimolazione), Anmco (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri), Sici-Gise (Società Italiana di Cardiologia Invasiva e Interventistica), Sicve (Società Italiana di Chirurgia Vascolare ed Endovascolare) e Sirm (Società Italiana di Radiologia Medica). Gli esperti del settore si sono concentrati su due elementi critici: la necessità di mantenere alti livelli di competenza professionale in un campo ad alto impatto tecnologico e la discrepanza tra restrizione delle risorse economiche e necessità di fruire dell’innovazione nella pratica clinica giornaliera. Il punto fondamentale è creare un sistema in cui la sostenibilità delle prestazioni sia l’obiettivo condiviso da medici e istituzioni. Negli ultimi anni è stato dimostrato che nel processo di diagnosi e cura le caratteristiche strutturali e organizzative delle reti territoriali e l’uso di dispositivi impiantabili di qualità certificata hanno un ruolo critico per l’efficacia del risultato ottenuto sul paziente. L’innovazione, d’altra parte, ha un forte impatto sulle risorse disponibili: la sfida è sostenere, con le limitate risorse disponibili, l’evoluzione di terapie ad alto contenuto tecnologico. Aiac, Anmco, Sici-Gise, Sicve, Sirm esprimono forte preoccupazione per gli annunciati tagli al settore sanitario: la revisione della spesa è sì auspicabile, ma la sostenibilità e l’accesso del paziente a interventi salvavita non vanno messi in discussione. Gli operatori hanno pertanto posto alcune domande, che finora non hanno trovato risposte soddisfacenti: se è vero che la qualità certificata dei dispositivi impiantabili condiziona l’efficacia dei risultati clinici, perché le caratteristiche tecniche dei prodotti e le evidenze scientifiche derivanti dagli studi clinici non trovano valorizzazione nel processo di revisione della spesa? È eticamente corretto pensare che al paziente clinicamente complesso, per motivi economici, si neghi l’accesso a strategie terapeutiche che richiedono l’uso d’innovazione tecnologica e/o prodotti di qualità certificata? Sotto il profilo della responsabilità professionale, è accettabile che lo specialista che effettua un intervento usi materiali non corrispondenti alle specifiche esigenze del paziente? I rappresentanti delle società scientifiche interrogano i decisori soprattutto sul perché della loro estromissione dai tavoli tecnici e dagli organi istituzionali deputati a stabilire l’adeguatezza di farmaci e dispositivi impiantabili.