Studio INT: il fumo fa male a tutti, ma non allo stesso modo

L’Irccs Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha dimostrato, con lo studio bioMILD, che i grandi fumatori non presentano tutti lo stesso rischio di sviluppare carcinoma del polmone. Inoltre ha sviluppato un test innovativo in grado di stratificare la popolazione dei grandi fumatori in quelli a minore e maggiore rischio di ammalarsi di cancro, di fatto facendo screening preventivo.
Tac spirale toracica a basso dosaggio di radiazioni (LDCT) e test microRNA sul sangue sono i due esami da usare in sinergia per fare uno screening della popolazione.

Lo studio BioMILD, sostenuto dall’AIRC, ha visto la partecipazione di circa 4.000 persone, arruolate all’inizio del 2013.
Il 70% dei partecipanti era costituito da forti fumatori – cioè consumatori in media di un pacchetto di sigarette al giorno (20 sigarette) per 30 anni – con età superiore a 55 anni, mentre il restante 30% comprendeva volontari nella fascia d’età 50-55 anni fumatori di 30 sigarette al giorno, sempre da almeno 30 anni.
Tutti i partecipanti sono stati sottoposti a LDCT e test microRNA: il 58% è risultato negativo a entrambi ed è stato classificato “a basso rischio”, mentre il 37% ha dato esiti positivi solo a uno dei due test, ricevendo un “rischio medio”.
Solo il 5% ha avuto valori positivi per entrambi i test, di fatto denotando un alto rischio di sviluppare carcinoma del polmone.

Più nel dettaglio, il test microRNA, sviluppato dall’Irccs, consentirà in futuro di definire un programma di prevenzione personalizzata e integrata con la diagnosi precoce.

Ugo Pastorino, direttore della Struttura Complessa di Chirurgia Toracica dell’Istituto e tra gli autori dello studio, spiega: «i vantaggi che otteniamo sono molti. Anzitutto, in base alla fascia di rischio, viene messo a punto un programma di prevenzione personalizzato, che parte naturalmente dalla disassuefazione dal fumo.
Inoltre, è possibile ridurre il numero di TAC di controllo poiché chi è a rischio basso viene rivisto a distanza di tre anni.
Infine, è possibile stabilire chi non necessita di cure immediate ma solo di un controllo annuale e questo ci permette di evitare interventi che sarebbero inutili, a tutto vantaggio del paziente».

Questo studio fa parte del più ampio programma SMILE, «che per la prima volta combina screening e prevenzione in uno studio prospettico randomizzato», conclude Pastorino.

Stefania Somaré