Tecnologia e sanità, un binomio inscindibile

Umberto Nocco, presidente Associazione Italiana Ingegneri Clinici e direttore Ingegneria Clinica - Ospedale Niguarda, Milano

Lo sviluppo tecnologico ha favorito ed è stato favorito dall’evoluzione della medicina. “È stato favorito” perché l’innovazione tecnologica in sanità è sempre la risposta ingegneristica alla segnalazione di un bisogno che spesso viene da un clinico e in alcuni casi direttamente dai pazienti. “Ha favorito” perché la tecnologia è spesso driver di un cambiamento, di una modifica dei processi, se non di un complessivo ripensamento dell’approccio ai pazienti: l’informatizzazione e la telemedicina sono solo due esempi di questa evoluzione guidata.

La tecnologia, quindi, va capita, valutata, considerata nell’ambito specifico e giudicata per poter essere effettivamente utile allo scopo per cui nasce. Per questo è utile, se non addirittura necessaria, una cultura tecnologica diffusa intesa come possibilità di “controllare” la tecnologia e non di esserne determinati, succubi, con potenziali rischi per pazienti e operatori.

Per questo approccio servono competenze e conoscenze che siano allo stesso tempo specifiche – a causa della complessità specifica delle soluzioni tecnologiche – e trasversali, perché ogni specifica soluzione (apparecchiature, informatica ecc.) è inserita in un contesto e spesso deve interagire con altri elementi “tecnologici” (gli stessi elencati sopra) in modo coerente e correlato per poter essere sempre più efficaci nella cura del paziente.

Disporre di una rivista che si occupa in modo puntuale e approfondito anche di tecnologia nel particolare ambito sanitario è un’opportunità non trascurabile nel nostro panorama professionale. Può essere veicolo di conoscenza, competenza e compenetrazione di ambiti diversi proprio a testimoniare la trasversalità e le molteplici interazioni e integrazioni. Una conoscenza e un giudizio da favorire per poter disporre di soluzioni coerenti, interessanti e operative a vantaggio del SSN. Per questo gli approfondimenti presenti in questo numero contribuiscono ad uno sguardo importante e accurato su tecnologie predittive, scienze omiche, telemedicina, gestione di piattaforme per terapie avanzate, solo per citare alcuni temi presenti nelle prossime pagine.

Mi soffermo soprattutto sul tema dell’intelligenza artificiale in neurologia. Quando si parla di soluzioni di intelligenza artificiale si rischiano due posizioni opposte: il cieco ottimismo tecnologico, oppure l’aprioristica diffidenza. Entrambe le posizioni appaiono drasticamente ideologiche, poco ragionevoli e quindi sostanzialmente inutili se non dannose. L’ingegneria clinica (nel nostro Paese, ma non solo) sta cercando di creare una cultura diffusa che analizzi le reali opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, mettendole sotto la lente della capacità di risposta ai bisogni delle persone. Il suggerimento è semplice: usciamo dall’approccio ideologico ed entriamo nell’ambito del bisogno e dell’atteggiamento pragmatico, solo così potremo valutare la reale portata di questa nuova, ramificata e complessa piattaforma di riferimento tecnologico che chiamiamo intelligenza artificiale.