Un aspetto da affrontare quando si parla di queste assistenza a distanza è la diffidenza di alcuni medici, il cui timore è che i pazienti non siano pronti a essere assistiti attraverso una connessione internet.
Uno studio dell’Università della California (J.L. Mouzoon, A. Lloyd-McLennan, J.P. Marcin, Emergency Medicine Physicians’ Perceptions of Pediatric Tele-Emergency Services) ha analizzato l’opinione dei medici d’emergenza nei confronti dei servizi di Tele-emergenza pediatrica.
I ricercatori hanno cercato di stabilire quali siano i limiti percepiti e le barriere alla diffusione di questa pratica, quindi hanno creato questionari da 27 domande e li hanno inviati ai direttori di Pronto Soccorso di 15 ospedali che hanno attivi dei percorsi di Tele-emergenza: 12 hanno risposto.
I risultati sono interessanti: il 92% reputa clinicamente utile il servizio in area critica pediatrica, in particolare per migliorare la gestione di pazienti con stress respiratori, anomalie congenite e patologie cardiovascolari.
Per quanto riguarda le barriere sopra citate, lo studio ne ha individuate alcune: il limite di tempo, l’integrazione di nuove tecnologie nei flussi di lavoro esistenti, la carenza di chiare evidenze di utilità clinica, soprattutto per pazienti in fase non acuta.
Tra le famiglie dei pazienti, invece, la telemedicina è meglio accolta rispetto al consulto telefonico.
Per aiutare la diffusione di questi servizi è quindi utile selezionare le aree in cui sono davvero utili, in modo da migliorarne anche l’accettazione da parte dei medici.
Stefania Somaré