Tumore ovarico, nuove scoperte dello IEO

(immagine: Wikipedia)

Nel mondo il tumore ovarico rappresenta il 3.4% di tutti i tumori femminili, con un’incidenza maggiore nei Paesi ad alto reddito rispetto a quelli a medio e basso reddito. Nel primo caso si sale a 7.1% e nel secondo a 5.8%.

In Italia, secondo “I Numeri del Cancro in Italia 2020” realizzato da AIRTUM – Associazione Italiana Registri Tumori e AIOM – Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel 2019 5.200 donne si sono ammalate di questo tumore, che dà sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi nel 40% circa dei casi, soprattutto perché tipicamente la diagnosi di questo tumore è tardiva (non esiste uno screening di massa, come per il carcinoma della mammella).

La ricerca lavora per individuare marcatori utili allo sviluppo di terapie mirate. Di recente ci sono stati degli avanzamenti, da questo punto di vista, almeno per quanto riguarda la forma tumorale più diffusa, e anche più aggressiva: il carcinoma ovarico sieroso di alto grado che rappresenta il 70% dei casi. Questa forma viene diagnosticata in ritardo nel 80% dei casi, perché è inizialmente del tutto asintomatico, e quindi è più difficile sconfiggerlo. Ma non solo. A renderlo complesso da curare è anche l’alto livello di eterogeneità cellulare che rende difficile capire quali sono i cambiamenti molecolari che ne promuovono la progressione.

Un team di ricerca, capitanato dal dott. Ugo Cavallaro, direttore dell’Unità di Ricerca in Ginecologia Oncologica dello Istituto Europeo di Oncologia ha pubblicato risultati interessanti dal punto di vista terapeutico.

Spiega Cavallaro: «per individuare la traiettoria del cancro ovarico noi abbiamo pensato a un approccio innovativo. Dal tumore ovarico di una singola paziente abbiamo generato una serie di modelli sperimentali di tumore che ricapitolano ognuno un passaggio diverso della progressione della malattia. Abbiamo così ottenuto il profilo genomico (del DNA) e trascrittomico (del RNA) dei vari modelli, in modo da ricavarne delle “firme” molecolari, vale a dire degli insiemi di mutazioni o di geni specificamente associati ai diversi modelli. Utilizzando questa chiave abbiamo quindi interrogato i database mondiali che contengono i dati genetici di coorti numerose di pazienti con tumore ovarico.

Confrontando i nostri modelli con i dati contenuti in tali database, abbiamo scoperto che le firme molecolari individuate hanno potere prognostico, ovvero danno indicazioni sul processo biologico di evoluzione della malattia. Non solo, ma sembrano avere anche capacità predittiva, ossia possono dare indicazioni sull’efficacia dei trattamenti. In altre parole, le firme molecolari ottenute tramite modelli sperimentali diversi ma derivanti da un unico tumore hanno fornito informazioni cliniche estendibili anche ad altre pazienti, che includono la prognosi e la predizione della risposta alla chemioterapia. Abbiamo inoltre ottenuto dati molto interessanti, almeno potenzialmente, dal punto di vista terapeutico, scoprendo un punto vulnerabile del carcinoma ovarico».

Grazie a questo lavoro, che ha visto anche la partecipazione di un’équipe IEO guidata da Giuseppe Testa e di una dell’Istituto Mario Negri, guidata da Raffaella Giavazzi, si è confermato il ruolo essenziale della proteina PI3K nel mantenere in vita le cellule staminali del carcinoma ovarico. Un ruolo già noto e studiato in ambito oncologico. L’équipe di lavoro ha però individuato la mutazione che trasforma PI3K in uno scudo protettivo per le cellule staminali.

Spiega ancora Cavallaro: «in sintesi abbiamo delineato un flusso di lavoro che, attraverso l’analisi del DNA e RNA, ha ottenuto modelli di alterazioni molecolari importanti per il trattamento del carcinoma ovarico, come esemplificato dalla mutazione PIK3R1 e dalla conseguente modificata regolazione di PI3K. Le alterazioni così identificate con il nostro approccio potrebbero diventare bersagli di farmaci mirati, per offrire nuove opzioni terapeutiche anche per questo tumore femminile così temibile e insidioso».
Lo studio è stato sostenuto da Fondazione AIRC, dal Ministero della Salute e dalla Fondazione IEO-Monzino.

(Lo studio: Lupia M, Melocchi V, Bizzaro F, Lo Riso P, Dama E, Baronio M, Ranghiero A, Barberis M, Bernard L, Bertalot G, Giavazzi R, Testa G, Bianchi F, Cavallaro U. Integrated molecular profiling of patient-derived ovarian cancer models identifies clinically relevant signatures and tumor vulnerabilities. Int J Cancer. 2022 Feb 26. doi: 10.1002/ijc.33983. Epub ahead of print. PMID: 35218560)

Stefania Somaré