La telemedicina rappresenta uno strumento cruciale per la gestione dei pazienti cronici sul territorio. Al XXIV Convegno Nazionale dell’Associazione italiana Ingegneri Clinici è stata presentata la prima bozza del manifesto “La telemedicina che vorrei”, messo a punto da AIIC e SIT.
La digitalizzazione rappresenta un’opportunità enorme per il nostro sistema sanitario nazionale, ma al contempo, necessita di un adeguamento di modelli organizzativi e dovrà essere accompagnata a processi di informazione e formazione.
All’interno di questo iter, la telemedicina è sempre più cruciale. Complice la pandemia Covid-19, il suo sviluppo ha avuto un grande impulso nell’ultimo triennio pandemico, con una diffusione ad ogni livello, anche se con situazioni a macchia di leopardo e con una scarsa integrazione e interoperabilità. Proprio per questo in Italia l’AGENAS, in qualità di Agenzia per la Sanità Digitale, sta lavorando all’implementazione della piattaforma nazionale di telemedicina, anche grazie ai fondi stanziati dalla Missione 6 Salute del PNRR all’interno del progetto di complessiva riorganizzazione della sanità in chiave territoriale previsto dal DM 77 del 2022.
Il manifesto di AIIC e SIT
«La telemedicina è una pratica imprescindibile per la cura dei pazienti cronici sul territorio, il cui numero appare in progressiva crescita», ha sostenuto l’ing. Emilio Chiarolla, membro del Direttivo AIIC e promotore del manifesto, nell’introdurre la sessione dedicata proprio a “La telemedicina che vorrei: un manifesto per il Servizio Sanitario Nazionale”, messo a punto da AIIC e dalla Società Italiana di Telemedicina.
I dieci punti
Il manifesto, articolato in dieci punti chiave, definisce una piattaforma di riferimento etico-professionale per tutto il sistema della telemedicina.
La prima parola chiave del manifesto è Visione, intesa come strategia di collaborazione unitaria e inclusiva; quindi, compare l’Etica, in quanto le innovazioni tecnologiche, inclusa l’IA devono essere rispettose dei principi etici e orientate a garantire la Dignitas Curae; il manifesto rimarca quindi l’importanza dell’Inclusività, in quanto l’utilizzo della telemedicina deve essere favorito nei contesti difficili, scongiurando che le tecnologie vadano a creare ulteriori disparità.
Si parla, quindi, di Formazione, un elemento quest’ultimo imprescindibile sia per gli operatori che per i pazienti per consentire l’uso appropriato e sicuro di app, dispositivi medici ecc., facilitando la disseminazione di nuove opportunità di cura e la reale accessibilità ai servizi di telemedicina.
È cruciale, quindi, assicurare un Controllo dei Servizi e ancora l’Interoperabilità attraverso piattaforme neutrali e modulabili sulla base delle esigenze dei pazienti. Altresì, nel Manifesto si parla di Scienza – perché siano condotte ricerche nel settore delle tecnologie sanitarie e redatte linee guida per ogni settore applicativo della telemedicina – ma anche di Diritti, Architettura e Sicurezza.
Gli ingegneri: un anello di congiunzione tra le professioni
«L’applicazione del DM 77 e i progetti del PNRR stanno generando una svolta epocale per la presa in carico dei pazienti, con la telemedicina che diventa tassello indispensabile in un processo di nuova presa in carico nel territorio, che ci consente di raggiungere tutti i pazienti in maniera capillare. I contenuti del nostro manifesto partono dai principi etici e tengono conto delle questioni infrastrutturali e tecnologiche, ma anche delle professioni e della modalità di cooperazione tra professionisti diversi a beneficio ovviamente dei pazienti. E qui il ruolo degli ingegneri clinici emerge come trasversale a tutte le attività in ospedale e come anello di congiunzione tra le varie professionalità per la cosiddetta messa a terra delle progettualità che riguardano l’implementazione della telemedicina, sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista organizzativo», ha sostenuto Chiarolla.
«Il manifesto della telemedicina è fondamentale perché noi viviamo in un sistema sanitario universalistico unico al mondo, che vorrebbe portare la tecnologia più avanzata e la telemedicina a tutti i cittadini, a tutti i pazienti, e in tutti gli ospedali nei prossimi anni. Questo, però, può essere fatto solo se tutte le forze del Paese concorrono: medici, ingegneri clinici, giurisprudenza ed esperti di etica, sociologia, antropologia, informatica e di tutte le discipline che devono concorrere a creare la telemedicina del futuro», ha aggiunto il presidente SIT, Antonio Vittorino Gaddi.
Un manifesto condiviso e in progress
Il manifesto è stato condiviso durante il convegno da varie realtà professionali e scientifiche (FNOPI, FNO TSRM.PSTRP, Ordine degli Avvocati di Roma, Lega Coop Sociali, Confindustria Dispositivi Medici, SIHTA, ANTEV, CARD, ANTAB) e sarà revisionato e ampliato con i contributi di tutte le società che desiderano aderirvi e farlo diventare riferimento per la propria rete sociale e professionale.