Calo significativo delle diagnosi, dei nuovi trattamenti, degli invii allo specialista, delle richieste di esami: i drammatici dati del periodo pandemico mettono a nudo la scarsa resilienza del SSN e la necessitĂ  di una riorganizzazione rafforzando i servizi territoriali e sviluppando nuovi modelli di presa in carico del paziente

La pandemia da Covid-19 ha fortemente impattato sulle prestazioni sanitarie del nostro SSN. Il contingentamento degli accessi ai luoghi di cura, la riorganizzazione di interi reparti ospedalieri divenuti prime linee nell’accoglienza e il trattamento dei pazienti Covid, la ridefinizione delle priorità di trattamento, la sospensione delle attività sanitarie ordinarie, i timori generalizzati della popolazione ad accedere agli ospedali nel periodo dell’emergenza sanitaria avranno importanti implicazioni non solo sulla salute dei cittadini ma anche sulla riorganizzazione dei flussi ospedalieri per la gestione del carico di pazienti cumulati/liste d’attesa.

Una chiamata ormai irrevocabile a ridefinire nuovi modelli di gestione dei pazienti dove l’integrazione e le sinergie tra ospedale e territorio, lo sviluppo di nuove tecnologie sono i capisaldi di una nuova e auspicata era del SSN.

I numeri drammatici della paralisi sanitaria in epoca Covid, testimonianze, proposte e suggerimenti in tema di riorganizzazione del SSN sono emersi nel corso di un webinar organizzato dal Gruppo editoriale Tecniche Nuove dal titolo “Covid-19 riduzione degli screening oncologici e calo delle diagnosi impatto organizzativo e nuovi modelli di presa in carico”, un confronto multidisciplinare e multiprofessionale al quale hanno preso parte diversi professionisti sanitari.

Calo significativo delle prestazioni sanitarie

Numeri drammatici quindi, con un calo significativo delle diagnosi, dei nuovi trattamenti, degli invii allo specialista delle richieste di esami. Lo evidenziano i dati presentati nel corso del webinar dalla dottoressa Isabella Cecchini, Principal Primary Market Research di IQVIA Italia. In riferimento alle patologie croniche nel periodo marzo 2020 – marzo 2021 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente sono state -703.000 le nuove diagnosi (-12%), -474.000 i nuovi trattamenti (-11%), -2.808.000 gli invii allo specialista (-33%), -3.400.000 le richieste di esami (-23%).

Dati allarmanti ai quali fanno eco quelli oncologici: tra febbraio 2020 e marzo 2021, rispetto allo stesso periodo 2019, si sono perse circa il 10% di richieste di mammografie, 8% di Tac polmonari, 13% di colonscopie.

«Su alcune aree terapeutiche vediamo una ripresa in questi ultimi mesi che ci fa in qualche modo prospettare un recupero, anche se purtroppo è probabilmente destinato ad aumentare il numero dei pazienti in condizioni più gravi rispetto agli anni pre pandemia», osserva la dottoressa Cecchini.

«In media il ritardo diagnostico accumulato, secondo la percezione degli oncologi, è di circa due mesi e mezzo, un dato che risente, comunque, sia della regionalità – con picchi nel Centro Italia – sia della capacità dei singoli ospedali di gestire l’emergenza pandemica».
Una sanità a 21 velocità, quante sono le Regioni italiane: la disomogeneità nelle performance sanitarie è sicuramente una delle criticità che emerge da un’analisi dei dati del drammatico anno pandemico.

«Il SSN ha mostrato una scarsa resilienza, ci sono disomogeneità regionali, c’è il rischio di non rispettare i timing di cura ottimali», osserva Mattia Altini, direttore sanitario dell’Ausl Romagna.

«Il futuro ineludibile sarà verificare i timing di cura in tutto il processo assistenziale, garantendo quindi in qualche modo che anche l’adesione allo screening, più o meno alta in varie Regioni, non venga poi persa in termini di valore quando questo non sia governato in termini di attività assistenziali e in tutti i passaggi della cura».

Telemedicina e telefarmacia

Una survey di IQVIA, che ha coinvolto direttori di farmacie ospedaliere, direttori sanitari e direttori generali di 200 strutture ospedaliere, mette a fuoco le prioritĂ  e i temi in agenda del post Covid.

«Rafforzare i servizi territoriali – MMG, farmacie, figure specialistiche – sviluppando così nuovi modelli di presa in carico del paziente è una necessità emersa da questa indagine, così come quella di implementare digitalizzazione e tecnologie per la gestione dei follow-up a distanza», precisa la dottoressa Cecchini.

La telemedicina, a proposito di digitalizzazione e nuove tecnologie, sarà sempre più una risorsa in futuro anche a seguito dell’esperienza acquisita nel corso di questa emergenza sanitaria come ha auspicato nel corso del webinar la dottoressa Nadia Bianco, medico oncologo dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.

«Confrontando il bimestre marzo-aprile 2019 con lo stesso del 2020, lo IEO è passato dalle 72 procedure in telemedicina alle 752 durante il picco pandemico con un aumento dei contatti dal 7,5% del 2019 al 48% del 2020. Abbiamo creato una vera e propria piattaforma per l’attivazione dei teleconsulti. La telemedicina sarà un aspetto da implementare in futuro per dare la possibilità ai nostri pazienti di accedere in maniera molto più semplice non tanto alle cure ma alla richiesta di una second opinion».

Telemedicina ma anche telefarmacia, un servizio quest’ultimo implementato sia dallo IEO sia dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano nel corso della pandemia.

«SarĂ  importante dare continuitĂ  ai nuovi percorsi di terapia domiciliare e promuovere la condivisione tra medico e farmacista ospedaliero sugli switch dalla terapia endovenosa a quella orale laddove possibile», afferma il dottor Vito Ladisa, direttore della Farmacia Ospedaliera dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

La telefarmacia, la consulenza a distanza da parte del farmacista ospedaliero, è un elemento chiave nella dispensazione domiciliare del farmaco.

«La home delivery del farmaco rappresenta un’opportunità che lo IEO implementerà tenendo conto dell’importanza del counseling, della formazione e dell’aderenza alla terapia, un campo quest’ultimo di stretta pertinenza del farmacista ospedaliero.

La letteratura sottolinea ampiamente, a questo riguardo, come una comunicazione inefficace possa rappresentare una delle principali cause di rischio di errore in terapia», ha precisato la dottoressa Emanuela Omodeo Salè, direttore della Farmacia Ospedaliera dello IEO e del Centro Cardiologico Monzino di Milano e coordinatore area oncologica nazionale SIFO.

Roberto Tognella